Il segreto della monaca di Monza, fra romanzo e storia
Essere donna è già di per sé, a mio avviso, complicato. Immaginate di essere donna nel 1500. Quando la tua vita era nelle mani di tuo padre e poi di tuo marito, se mai ne avessi avuto uno. Quando tacere era meglio che parlare, e obbedire era certamente più consigliato che trasgredire.
La storia della monaca di Monza è famosa per tanti motivi. Vittima dei processi dell’Inquisizione, di un voto monastico per il quale non aveva avuto nessuna vocazione, di una famiglia che non l’ha mai accettata. Vittima, infine, di se stessa, perché a volte noi donne il male peggiore ce lo infliggiamo da sole.
Non sono un’esperta di questa vicenda. Il segreto della monaca di Monza di Marina Marazza è il primo romanzo sull’argomento che leggo, ma non il primo libro storico. Ciò, infatti, che colpisce di questo romanzo è la capacità della scrittrice di raccontare un fatto storico, tra l’altro molto famoso, con la precisione di uno storico e la creatività di un romanziere. Il romanzo si basa, infatti, su biografie, cronache, dipinti dell’epoca, sugli atti del processo. Ma questo non ha impedito alla scrittrice di dare voce alla sua creatività, romanzando una storia reale per renderla più “fruibile”. Leggendo Il segreto della monaca di Monza si ha la sensazione di essere di fronte ad un lavoro, a mio avviso, eccezionale.
La trama
Il romanzo inizia nell’estate del 1597. Siamo di fronte ad una giovane suora, Virginia Maria, della quale si percepisce subito un’inquietudine. Tramite flashback e racconti, scopriamo che è diventata suora su volere del padre, don Martìn, il quale aveva bisogno della sua dote per sposare una nobildonna Anna.
Marianna de Leyva, all’epoca bambina, orfana di madre morta per peste, non può fare altro che subire la decisione del padre e prende i voti alla soglia dei suoi sedici anni, divenendo così Suor Virginia Maria presso il Convento di clausura di Santa Margherita di Monza.
“Ogni giorno che passava, quel velo nero di profetessa pesava di più sul capo della maestra delle educande,
come se invece d’essere tessuto di lana fosse stato scolpito nel marmo di una pietra tombale.
La maggior parte delle fanciulle prima o poi se ne andava:
il parentado veniva a prenderle in carrozza e le portava via al galoppo, verso una nuova vita.
Si sarebbero sposate, avrebbero avuto un marito, dei figli, una casa, forse perfino un amore.
In ogni caso, il loro orizzonte non sarebbe stato limitato dal muro di cinta di un piccolo monastero.”
L’inquietudine che Virginia si porta dentro è la scintilla che la convince a incontrare Paolo Osio, cavaliere la cui casa confina con il giardino del Monastero e che per caso un giorno incontra. Da quell’incontro l’uomo inizia a corteggiarla, inviandole lettere e regali, fino a che la donna decide di incontrarlo. La passione tra i due viene vissuta notte dopo notte, con incontri segreti, grazie alla complicità di alcune consorelle amiche di Virginia.
Questa passione diventa spesso amore, amore che sconfigge gli anni che passano e le mura di quel convento. I due riescono a custodire questo segreto grazie alla potenza di Virginia e alle sue alleanze all’interno del Monastero. Ma arriva il momento in cui queste alleanze vengono meno e quando il segreto inizia ad uscire dalle mure e a circolare bocca dopo bocca, Virginia e Paolo, insieme alle amiche della donna e ai bravi del cavaliere, sono pronti a tutto pur di impedire uno scandalo. Anche a versare sangue innocente.
“… Ripetuto il nome di Cristo diciamo, comandiamo e statuiamo
di condannare la suddetta monaca per castigo e penitenza a perpetua prigionia nel monastero di Santa Margherita
dove in un piccolo carcere venga rinchiusa, la cui porta si abbia a serrare mediante muro formato di calce e sassi
e quivi dimori finché avrà vita,
così chiusa e murata di giorno come di notte, fino al suo trapasso.”
Ciò che ne verrà fuori è, in breve, un processo al termine del quale Virginia verrà ritenuta colpevole di tutti i peccati a lei prescritti e condannata ad essere murata viva fino alla sua morte. Ma la storia straordinaria di questa donna non termina qui. Perché avrà la forza di sopravvivere a questa penitenza e, dando prova della sua redenzione, verrà addirittura liberata dal Cardinale Borromeo, colui che aveva firmato per la sua condanna.
Di fronte a questa storia, anche se ambientata nel XVII secolo, mi è sembrato di trovarmi di fronte ad una donna come tutte le altre. Una donna che decide di vivere seguendo le proprie emozioni, che combatte per il suo amore e che cerca di sopravvivere per sua figlia, perché l’amore materno è più forte di tutto. Una donna a tratti fragile e vulnerabile, come solo noi donne sappiamo essere. E a tratti talmente forte da superare qualsiasi ostacolo.
Credo fermamente che la bravura di Marina Marazza sia stata proprio l’aver saputo dipingere il profilo di una donna così famosa, rendendola umana e comune, facendoci sentire come se un pezzetto di lei sia dentro ognuna di noi.
Il segreto della monaca di Monza è edito da Fabbri, ed è disponibile per l’acquisto su Ibs a 11,35 euro.