Javier Folco racconta Estela Carlotto – Una nonna di Plaza de Mayo | Intervista
Dopo la recensione della sua interessante opera, Estela Carlotto – Una nonna di Plaza de Mayo, edito da Edizioni Anordest, abbiamo avuto la possibilità di intervistare l’autore dell’opera, Javier Folco.
Buonasera Javier, complimenti per il suo libro! Che cosa l’ha spinta a scrivere un libro sulle nonne di Plaza de Mayo rivolto al pubblico italiano?
La prima ragione per cui ho pensato di scrivere un libro sulle Nonne di Plaza de Mayo è stata l’ammirazione e l’affetto che nutro nei loro confronti e per la loro ricerca. Ho sempre provato a mettermi nei loro panni e pensare a quanto può essere terribile camminare per strada e sapere che qualsiasi giovane potrebbe essere il nipote che stanno cercando, incrociare sguardi che potrebbero essere lo sguardo dei loro figli morti e desaparecidos. D’altra parte, penso che la lotta delle Nonne di Plaza de Mayo abbia dato risultati per tutta l’umanità e, da questo punto di vista, il pubblico italiano deve conoscere questa storia, questa lotta e i suoi risultati: per esempio le Nonne hanno ottenuto che l’Onu dichiarasse il diritto all’identità come un diritto fondamentale per i bambini e gli adolescenti di tutto il mondo, inclusi quindi anche i bambini e adolescenti italiani.
Dal punto di vista umano, che cosa l’ha colpita di più di questo incontro con Estela Carlotto? C’è qualcosa che l’ha veramente stupita?
Dal punto di vista umano mi ha commosso l’equilibrio e la temperanza con cui parla e agisce, nonostante abbia sofferto una simile tragedia: l’assassinio di sua figlia Laura e il rapimento e la sparizione di suo nipote Guido. È una donna che mi ha insegnato il valore del lavoro silenzioso ma continuo, molte volte nell’anonimato e contro tutti, e l’importanza della pazienza per non produrre effetti controproducenti per l’ottenimento della verità. Estela è una donna equilibrata e con la consapevolezza che quello che dice e che fa ha delle implicazioni pubbliche, ed è rispettosa ed attenta a questo effetto. Si è trasformata in un leader sociale e politico quando voleva solo essere una casalinga. Sotto l’aspetto personale, devo dire che è stata assolutamente affettuosa e gentile con me.
Leggendo il suo libro ci si rende conto che la questione “peronismo” è ancora molto attuale anche nell’Argentina di oggi. So che è una domanda difficile, ma come si può spiegare ad uno straniero che cos’è stato e che cos’è il Peronismo?
Sono nato e cresciuto in una famiglia antiperonista, che parlava male di Evita Peron e dei peronisti. Oggi questo è un aneddoto però fa riflettere su quello che penso che sia il peronismo in Argentina: non si possono capire le dinamiche politiche, sociali e culturali senza il peronismo. È un movimento che include tante variabili e concezioni, dalla destra alla sinistra, che mobilita allo stesso tempo l’appoggio e il rifiuto dei settori più diversi. Quello che non si può negare è che il peronismo sia una forza che ha trasformato l’Argentina. Possiamo discutere se questa trasformazione ha avuto effetti positivi o negativi ma non si può parlare di politica in Argentina se non si guarda al peronismo.
Quando si parla di desaparecidos si parla spesso di Buenos Aires, ma nel suo libro si fa riferimento anche ad altre città argentine. Anche al di fuori della capitale ci sono stati bambini trafugati oppure era un fenomeno che riguardava soprattutto Buenos Aires?
Sì, ci sono stati bambini rubati e spariti in altre città argentine o che sono arrivati a queste città come parte del piano sistematico di furto di neonati della dittatura. Di fatto, nella città dove vivo, a Cordoba (la seconda città dell’Argentina dopo Buenos Aires), le Nonne di Plaza de Mayo hanno una filiale e alcuni dei nipoti cercati son stati trovati qui. Il riferimento a Buenos Aires è inevitabile perché è stata ed è la sede del potere centrale dello stato argentino, però durante la dittatura ci son stati campi di detenzione clandestina in tutto il paese. In Cordoba c’è stato uno dei più grandi e terribili: La Perla. È necessario ricordare anche che i primi giudizi ai militari ritenuti responsabili, dopo la promozione della legge dell’Obbedienza dovuta e del Punto finale da parte del governo di Nestor Kirchner, si son tenuti nei Tribunali federali di Cordoba.
Dal suo libro ci si rende conto che le Nonne non hanno trovato inizialmente l’appoggio e la solidarietà da parte della popolazione argentina. Qual è ora la situazione da questo punto di vista?
La società argentina ha portato avanti, e continua a farlo, un processo di rilettura continua dei fatti accaduti negli anni Settanta. In questo processo ci sono stati, e continuano ad esserci, settori che han inteso che quella fu una guerra e quindi lo stato in mano ai militati non ha fatto nulla più che rispondere alla violenza politica della sovversione. Quindi le “donne della piazza” non saranno altro che la continuazione di un discorso di ultrasinistra ereditato dai loro figli. Per fortuna, lo scorrere del tempo e la maggiore coscienza storica e democratica che stiamo costruendo come società ci permette altre letture e approcci alla storia. Il caso delle Nonne penso che sia particolare per il tipo di ricerca che portano avanti: cercano i loro nipoti, neonati rubati e strappati alle loro famiglie naturali e affidati ad altri. Il soggetto vittima di questa lesione dei diritti umani è stato un neonato. E un neonato non può mai essere un nemico politico, né un sovversivo, né un guerrigliero, né una controparte in una guerra. Su questo non ci possono essere discussioni. Questa questione e il modo in cui viene comunicata con l’opinione pubblica da più di trent’anni ha fatto sì che le Nonne godano di un rispetto e una considerazione sociale importante.
Che cosa possiamo fare noi italiani per aiutare le nonne nella loro ricerca secondo lei?
Gli italiani possono aiutare facendo conoscere questa storia e questa ricerca. Le Nonne di Plaza de Mayo non rappresentano il passato, non sono solo la testimonianza della memoria di quello che è successo. Le Nonne sono il presente e il futuro perché cercano “desaparecidos vivos” e perché la loro ricerca trascende da loro stesse. Le nonne di Plaza de Mayo continueranno a cercare fino a quando le “nonne” non saranno morte e questo è la trascendenza e il futuro. È importante che quando gli italiani diffondono, si interessano e collaborano con la Campagna per il diritto all’identità che le Nonne di Plaza de Mayo e l’Ambasciata Argentina in Italia portano avanti tengano presente che non stanno parlando solo per ricordare, ma anche per proteggersi perché non bisogna dimenticare che le barbarie sono sempre dietro l’angolo. E l’Europa questo lo sa bene. La dittatura argentina è una delle molte tragedie prodotte dalla paura e dalla mancanza di partecipazione politica dei cittadini.
Qualsiasi dato “curioso” su un giovane con dubbi sulla sua identità e/o legato all’Argentina, nato tra il 1975 e il 1982, può essere l’inizio per un ritrovamento: dall’Italia si può scrivere a dirittiumani@ambasciatargentina.it
Un’ultima domanda: ha intenzione di scrivere altre biografie di personaggi argentini da far conoscere al pubblico italiano oppure in futuro pensa di scrivere qualcosa di diverso?
Ho molta voglia di continuare a scrivere dopo questa bella “anomalia”: questo libro è il mio primo libro ed è stato pubblicato prima in Italia che nel mio paese e nella mia lingua. Tutto questo è una novità per me, è una sfida e voglio imparare e sperimentare di più. Non so che cosa voglio scrivere però desidero produrre qualcosa degno di essere letto.
Ringraziamo la Edizioni Anordest e Javier Folco per la loro disponibilità, e vi ricordiamo che il libro Estela Carlotto – Una notte di Plaza de Mayo è disponibile per l’acquisto su Ibs a 11,82 euro.