Intervista a Fabio Marino Intervista a Fabio Marino

Intervista a Fabio Marino

Grazie di Mille

Grazie di Mille

INTERVISTA

GRAZIE DI MILLE

1. Perché ha definito il suo romanzo un “pre-testo politico”? Cosa significa esattamente?

R. “Grazie di Mille” è una short story metropolitana, come tante altre, che però diventa “pre-testo” politico per richiamare la politica, nel suo insieme, alle proprie responsabilità. Mi piacerebbe sbagliare di grosso, ma in questo preciso momento storico l’Europa, l’Italia e la Sicilia si trovano con le gambe immerse in un grosso pantano senza un progetto, una vaga idea (anche sbagliata) su come liberasi. Il pre-testo, dunque, si muove per riaccendere il dibattito, per smuovere le acque, per ritornare a discutere … consapevoli che un’exit strategy deve esserci da qualche parte. Mettendo da parte, senza mezzi termini, la politica espressa, soprattutto nell’ ultimo ventennio, dalle quinte dei talk show e dai proclami pubblicitari…

2. La parola chiave della narrazione è senza ombra di dubbio “autoironia”. Coma mai ha deciso di procedere con la narrazione in questo senso?

L’autoironia come una delle armi possibili. Come uno dei possibili strumenti di protesta civile a fronte della crisi della rappresentanza politica, ancora avvitata su se stessa e lontana dal riprendere il proprio ruolo guida in nome dei bisogni reali della gente.

3. Da dove nasce il titolo “Grazie di Mille” e cosa significa questa espressione?

Come descritto a pag. 14 (Anteprima con Antonio Riolo), Grazie di Mille nasce da una storpiatura della lingua italiana – colta dall’autore durante una sagra di paese nel dialogo tra due signore – che, in verità, offre elementi di riflessione in ordine alla mancata metabolizzazione collettiva del processo di unificazione risorgimentale. Non è un azzardo definire che questa parte della storia italiana ha avuto esiti ben diversi rispetto alle altre realtà nazionali più evolute del mondo occidentale, Germania in testa. E così la parola SUD – in tutte le sue varie accezioni – è forse quella più ricorrente in tutto il testo, come a voler rimarcare una questione ancora aperta e irrisolta.

4. Spieghi i sogni possibili di Amintore Cambiale. Coma mai ha deciso di farlo diventare prima un medico, poi un politico, un pittore, ed infine un domatore di farfalle?

Sono (o meglio erano) alcune delle possibili opzioni di un rampollo metropolitano della media borghesia palermitana. Opzioni estremamente concettuali, borghesi, appunto. Due annotazioni: la borghesia nella storia palermitana narrata, è stato un importante ago della bilancia che troppo spesso ha preferito, con le debite eccezioni, infilare la testa sotto la sabbia mostrandosi “poco interessata” nei confronti dell’azione distruttrice della mafia o della vecchia politica che ha sempre lavorato per mantenere inalterato il consenso piuttosto che favorire il progresso e l’emancipazione della Sicilia; la seconda annotazione riguarda proprio la politica professionista, una delle autentiche jatture del nostro sistema socio-economico, che ci rende difformi rispetto alle democrazie avanzate dell’Occidente. Di onorevoli Cambiale, in fondo, la recente storia parlamentare è piena.

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5. Un tema particolarmente interessante, almeno per me, è stato quello dell’abbandono della terra natia, una consuetudine troppo diffusa, a mio parere, e una decisione che molte persone prendono essendo quasi costrette. Cosa pensa al riguardo? Cosa pensa che manchi al Sud per farne una terra in cui chiunque può coltivare i propri sogni e costruire il proprio futuro?

La cospicua ripresa dell’emigrazione, questa volta non più con la valigia di cartone ma con un i-pad sotto braccio, è una terribile connotazione della nostra storia comune che sembra ripetersi con impressionante puntualità. Anche su questo tema, l’assenza di consapevolezza della politica è ancora una volta emblematica: quando un giovane cittadino/a migra altrove, ciò è un insuccesso totale per l’intera collettività, peggio forse della perdita di un punto percentuale del PIL. E’ il segno del fallimento del percorso scuola-lavoro, dell’inefficacia delle politiche nazionali, regionali e comunitarie di questi ultimi decenni … di un “investimento” sbagliato della comunità che per formare un laureato ha speso migliaia di euro … per poi doverlo esportare gratis in Germania o in Nuova Zelanda. Senza contare che, così facendo, ben presto il nostro paese e la nostra regione potranno contare su una futura classe dirigente esigua nei numeri e nelle qualità umane e intellettuali. Le responsabilità della classe politica meridionale sono di tutta evidenza. Ma forse è il caso di estenderle appieno al corpo elettorale nella sua totalità, sempre propenso in passato a delegare …

Ecco allora il messaggio contenuto nell’anteprima rivolto alle nuove generazioni: non delegate niente a nessuno, ognuno sia responsabile di sé stesso, nel bene e nel male.

Prezzo su ibs.it
Sconto 15% € 10,20
(Prezzo di copertina € 12,00 Risparmio € 1,80)

2013, 141 p., brossura
Editore Antipodes

Autore: Chiara Nicolazzo

La mia passione per i libri è nata grazie al romanzo Il mio paese inventato di Isabel Allende, una storia autobiografica che mi ha aperto un mondo, quello dei libri, che conoscevo solo superficialmente. Da quel momento ho iniziato a leggere sempre e ovunque. Mi piace perdermi nelle parole e vivere mille vite diverse.

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