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Matteo Marchisio e James Alvaro Silvio Arata

A.R.C.A – Il Risveglio di Pito

Intervista agli autori: Matteo Marchisio e James Alvaro Silvio Arata

Come mai avete scelto il genere letterario fantascientifico in un periodo dove maghi, maghetti e vampiri vanno per la maggiore?

Matteo Marchisio

Matteo Marchisio

Bella domanda. Essendo un’idea nata inizialmente come uno svago estremamente privato non ci siamo mai posti il problema di piacere a un certo tipo di pubblico o seguire il filone più in voga. Anche quando ormai era evidente che la nostra storia fosse diventata qualcosa di maturo, grazie all’aiuto di amici e fidanzate, il pensiero di modificare le nostre intuizioni per scopi editoriali non ci è mai balenato in mente.

Scrivendo con l’idea di dar vita alla nostra personalissima galassia lontana lontana, abbiamo cercato di dare libero sfogo alla fantasia, senza particolari vincoli o paure né sul piano stilistico che contenutistico.

A chi vi siete ispirati per scrivere A.R.C.A – Il Risveglio di Pito? A dei particolari film di fantascienza o a degli autori letterari classici sempre di fantascienza?

Più che ispirazione diretta ammettiamo che in alcune parti abbiamo subito l’influenza dei nostri autori preferiti. Dopo aver letto Asimov o Bradbury è impossibile non restarne affascinati, così come per le dinamiche d’azione dei romanzi di Clancy, o gli intrighi di Le Carrè. Apertamente quindi non ci siamo ispirati a nessuno, anche se ovviamente è possibile cogliere qualche traccia involontaria degli autori che ci hanno affascinato e colpito. Ovviamente non solo opere letterarie ci hanno affascinato al punto da farci disperdere involontariamente tracce delle nostre passioni. Le grandi saghe cinematografiche o videoludiche sono sempre presenti nelle nostre vite e quindi non è inverosimile vedere qui e là un po’ di Halo o qualche sparatoria in stile Call Of Duty.

James Alvaro Silvio Arata

James Alvaro Silvio Arata

Nel libro si ripropone, sotto certi punti di vista, l’eterna lotta del bene contro il male, l’alleanza contro l’impero del male, non avevate paura mentre scrivevate il romanzo di cadere in qualche luogo comune caro a questo specifico genere letterario?

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Diciamo che mentre la storia prendeva piede e si evolveva, una questione che ci ha guidati nella scelta delle evoluzioni delle singole scene è proprio stata quella di evitare il più possibile una visione eccessivamente manicheista. Vero è che lo scontro tra bene e male è una delle cifre della fantascienza, ma il nostro intento è stato quello di creare due schieramenti dai bordi meno netti, e sfruttare questo confine più frastagliato per dimostrare come spesso lo stesso evento possa avere valori diversi ma ugualmente validi. Il fato purtroppo costringe grandi eventi a finali modesti o personaggi di poco spessore a destini dorati. Il nostro Lord Dakkar, per esempio, segue un po’ questa logica, sfiorando lontanamente la complessità e il senso del dovere del principe Igor’ di Borodin.

Dopo aver letto il vostro romanzo, si intravede all’orizzonte necessariamente un seguito di A.R.C.A – Il Risveglio di Pito, o sbaglio?

No, non si sbaglia. Anche se il finale sembra chiudere di fatto questa avventura, non è fuori luogo presumere che qualche personaggio possa avere ancora un ruolo e una missione da compiere. Lo spazio è vasto e i gli ARCA ben corazzati.

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Autore: Giannandrea Mencini

Laureato in Storia, mi occupo di storia dell’ambiente e del territorio. Collaboro con alcune testate giornalistiche. Lavoro a Venezia come responsabile della comunicazione e ufficio stampa e ho scritto numerosi libri ed interventi specialistici.

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