Nessuno sa di noi, il nuovo romanzo di Simona Sparaco
“Chiudo gli occhi. Attendo che la macchina si fermi da qualche parte. Attendo il dolore. Non lo sento quando rientro a casa e trovo tutto come l’ho lasciato. Il salone immerso nella penombra. La portafinestra oltre la quale si è appena incenerito un tramonto. Le lettere indirizzate alla rubrica sparpagliate sul pavimento. Il computer acceso, dove rimbalza il nome di mio figlio, sbattendo da un lato all’altro dello schermo come in cerca di una via di fuga. Non lo sento mentre raggiungo la cucina e mando giù un bicchiere d’acqua. Lancio un’occhiata alle note appese alla lavagna, le cose da comprare, i numeri utili. Tutto esattamente come prima. Come prima dell’ultima ecografia. Non lo trovo il dolore ma lo cerco, come si cerca un interruttore per accendere una luce.”
I libri hanno uno scopo, l’ho sempre pensato. Che sia un piacere fine a se stesso, un contenitore di sogni, portagioie di speranze o uno scrigno pieno di riflessioni, è sempre qualcosa di cui vale la pena appropriarsi. E se il cofanetto formato inchiostro e cellulosa racchiude in sé qualche dono di più, allora sì, può definirsi un buon libro. È il caso del nuovo romanzo di Simona Sparaco, Nessuno sa di noi. Il libro, Giunti edizioni, è già acquistabile sul sito laFeltrinelli al prezzo di €10,20.
“Un romanzo che colpisce al cuore. Il racconto di un’esperienza di dolore e rinascita così forte da lasciare un segno indelebile nella memoria.”
In Nessuno sa di noi, la scrittrice romana racconta la storia di Luce e Pietro, una coppia in attesa che si trova di fronte a una scelta e ad affrontare una situazione inconcepibile e difficile. Viene diagnosticata una gravissima malformazione genetica al bambino in una delle ultime ecografie prima del parto. A Luce e Pietro, il mondo crolla addosso, finalmente dopo anni di tentativi, di sesso a comando e di calcoli quasi esasperanti, ce l’avevano fatta. Il parto era vicino, ma non appena sul monitor appare il piccolo Lorenzo, il sorriso della ginecologa si spegne. Lorenzo è “troppo corto”, ha qualcosa che non va: il responso è displasia scheletrica.
Da quel momento ha inizio il viaggio della coppia. I due sono chiamati a prendere una decisione che cambierà per sempre la loro vita e quella delle persone dalle quali sono circondati. Qual è la cosa giusta da fare quando tutte le strade conducono a un vicolo cieco? Quando la via dell’aborto terapeutico sembra essere l’unica da percorrere, seppur dopo i termini consentiti legalmente in Italia. Quale decisione prendere? Mettere al mondo un figlio condannandolo a un’esistenza fatta da operazioni chirurgiche, dolori e pene oppure recarsi in Gran Bretagna e porre fine alla pena con un aborto che oltreoceano è consentito senza porre limiti di tempo?
Una scelta, un dilemma, una decisione straziante che apre numerosi interrogativi nella mente della coppia e del lettore. Cosa significa amare in questi casi? È la storia della nostra fragilità, di un mondo lacerato e di un grande amore che cerca in tutti i modi di ricomporlo.