Intervista a Aaronne Colagrossi autore di Megalodon il predatore perfetto
Perché scegliere come soggetto un antico mostro marino appartenente a un periodo storico così lontano da noi?
Il Carcharocles megalodon (o Carcharodon megalodon a seconda delle linee di pensiero) è stato un grande predatore della storia naturale, all’apice della catena alimentare marina. Il fascino per questo animale e la scelta di renderlo protagonista del mio romanzo risiede in molteplici fattori, il più evidente è che gli unici reperti giunti a noi sono i suoi denti (fossili), alcuni lunghi anche diciotto centimetri, quindi, di fatto, si sa molto poco sia sulla sua storia evolutiva che sulla sua biologia ed ecologia. Questo mistero, quindi, mi ha sempre affascinato. La mia è ovviamente una storia di fantasia in cui ho ammesso l’esistenza di questi animali negli oceani attuali, cercando di metterne in risalto soprattutto la bellezza e l’equilibrio che vivono nel loro mondo in opposizione alla crudeltà dell’uomo che non trova equilibrio sulla terra e lo evidenzia cercando di ‘forzare’ le regole della natura. Una natura che poi gli si ripercuote sempre contro e lo vediamo chiaramente con i numerosi dissesti idrogeologici. Spero, in particolare, che questo romanzo possa sensibilizzare ancor più le persone sul problema dello sterminio incondizionato degli squali ma anche di balene e tanti altri animali che rischiano l’estinzione, spesso per capricci umani.
Quanto è stato influenzato dal suo lavoro di geologo e dalla sua formazione nella ricostruzione di personaggi e ambienti?
La geologia è la mia passione ed il mio lavoro. La sua complessità è straordinaria perché comprende innumerevoli ambiti tra cui la paleontologia, in cui rientrano vari studi sul megalodon. Oltre però la geologia c’è l’amore per gli squali, che definirei più una passione viscerale che coltivo da sempre. Per suggellare anni di studio insieme al mio sogno, proprio di recente ho partecipato ad una spedizione in Sudafrica, dove mi sono immerso con i grandi squali bianchi che vengono ritenuti i diretti discendenti del megalodon (teoria che personalmente non condivido ma che è la più diffusa). In merito ai personaggi ho usato molta fantasia riferendomi, per alcuni di essi, a persone esistenti realmente. Soprattutto per i personaggi “negativi”. Ho cercato di dar loro un carattere per tutta la narrazione, facendo venire a galla pregi e difetti per ognuno. Molti di loro affrontano le loro paure proprio durante il viaggio in mare.
Ha avuto qualche specifico riferimento culturale, dal cinema alla letteratura, durante la redazione della sua opera?
Il film “Lo Squalo” di Steven Spielberg, che vidi da bambino, stimolò la mia passione per gli squali, non certo senza una paura iniziale, che in seguito si è tramutata in rispetto e venerazione per il mondo animale. Non nascondo il fatto che questo film abbia danneggiato gli squali creando un’ aura di terrore infondato intorno a questi animali che svolgono la semplice funzione di predatori e non assassini di umani. Parecchi libri che ho letto hanno influito sull’opera, in primo luogo testi di natura scientifica che mi hanno dato spunto per una data sequenza o per una specifica scena, in secondo luogo decine di romanzi, resoconti reali di spedizioni e naufraghi, manuali nautici e tanti altri libri di ambito nautico, soprattutto per quanto riguarda la tecnologia sottomarina.
Qual è il significato che lei dà alla scrittura?
Profondo! Personalmente trovo un senso di profonda pace quando scrivo. Non riuscirei ad immaginare un mondo senza libri. Che sia scrittura cartacea o virtuale penso che bisognerebbe passare molto più tempo a leggere di quanto non lo si faccia. In questi ultimi anni stanno aumentando le divulgazioni scientifiche per quanto riguarda gli squali e tanti altri animali a rischio di estinzione, ciò è un bene! Ma la scrittura è il modo per concretizzare le nostre idee e lasciare un piccolo segno di noi ai posteri.