Il profumo delle foglie di limone
Il profumo delle foglie di limone (ed. Garzanti, 14 € su Feltrinelli.it), di Clara Sanchez, è un romanzo che si inserisce nel filone ‘la banalità del male’.
Si tratta di una storia che avviene in Spagna, nel sole di Settembre della Costa Blanca, e riguarda una faccenda che sappiamo tutti che può essere vera, per quanto essa sia stata inventata qui nella trama.
Sandra, la protagonista, è una trentenne incinta con un dubbioso rapporto con l’uomo con cui sta. E’ incerta di lui, è senza lavoro, e ha problemi forti con i genitori. E’ una ragazza in crisi ed è andata in questa parte della Spagna per rilassarsi e cercare un sentiero da percorrere, almeno una via di fuga.
Un giorno è in spiaggia ed ha un malore. Viene soccorsa da una coppia di simpatici vecchietti, che da quel momento in avanti saranno per lei dei nonni acquisiti, tanto saranno gentili. La invitano alla fantastica villa che possiedono e la consolano. Sandra si sente finalmente un po’ accolta e non prova che bontà per loro. Inoltre lei viene pagata per fare la dama di compagnia della vecchia Karin, e così inizia a fantasticare di poter diventare l’erede dei due vecchi. Però la coppia ha uno scopo ambiguo.
Allo stesso tempo, Julián è un uomo anziano che vive a Buenos Aires, in Argentina. E’ scampato ai campi di concentramento nazisti, ma un giorno riceve una lettera dall’amico Salva, suo compagno a Mauthausen, adesso in una casa di riposo sulla costa spagnola. Dentro la lettera c’è un ritaglio di giornale con una foto, che ritrae due membri della comunità norvegese in Costa Blanca.
L’uomo e la donna sono invecchiati rispetto a come li ricorda, ma lo sguardo e il viso sono impossibili da dimenticare. Sono proprio loro, Fredrik e Karin Christensen, i criminali nazisti che hanno rinchiuso lui e milioni di altri, e ne hanno uccisi migliaia.
Quando arriva in Spagna, Julián trova purtroppo Salva morto, per cui rimane solo nel scoprire la verità. Comincia a seguire la coppia e trova Sandra che sta con loro. Pian piano l’avvicina e le dice la verità. Sulle prime Sandra non ci crede, poi invece comincia a insospettirsi e a cercare nel non detto, nei silenzi, un qualche indizio che li inchiodi.
Julián sfrutterà dunque Sandra come infiltrata, mettendola nelle situazioni più pericolose per ottenere prove certe che i Christensen siano veramente le persone che lui pensa, e per verificare che tutte quelle loro ricchezze siano o meno il frutto di tutte le ruberie alle loro vittime, godendosele fino alla morte. E lentamente viene fuori la verità, i due non hanno mai abbandonato le loro idee e sarebbero disposti a ricominciare. Sandra si rende conto che lei e il bambino sono ormai in pericolo, ma si vede costretta ad andare avanti – pur sapendo poco della Storia del ‘900 – per non far cadere queste vicende nell’oblio,e restituire un barlume di giustizia.
Il titolo originale rende più giustizia alla trama oscura del racconto: Lo que esconde tu nombre, quello che il tuo nome nasconde. E’ infatti un romanzo pieno di punti bui e cose nascoste, in attesa che qualcuno possa far luce.
Il ritmo del romanzo è rapido e le vicende si susseguono, e il lettore ad un primo impatto resta colpito dal mistero che avvolge i due vecchietti nazisti, che cosa in realtà si iniettino, i rischi che corre Sandra ogni volta che li incontra, e infine Julián che diventa un ‘terzo’ nonno sostituto per Sandra.
Il romanzo, per quanto non abbia raggiunto le vette, è nei primi dieci in diverse classifiche, e in Spagna è diventato appena dopo che è uscito un fenomeno letterario.
Dopo poco più che un mese ha venduto migliaia di copie solo attraverso il passaparola, e nel 2010 ha vinto il premio Nadal, il più prestigioso e antico nella penisola iberiaca, e dopo un altro mese l’autrice ha ricevuto delle minacce da un gruppo filonazista.
Per arrivare in Italia ci è voluto un po’ di tempo, ma qui non ha avuto altrettanto successo. E’ possibile che il premio Nadal sia stato più ‘politico’ e di contenuti che di qualità letteraria. Molti concordano che, per quanto la trama sia avvincente ad un primo impatto, perde di mordente alla fine, e lo stile non è sempre all’altezza.
La ricerca di due criminali nazisti ci viene presentata quasi in una leggera ed eccitante caccia al colpevole. Dal lato positivo, d’altronde, il romanzo è costruito con una doppia narrazione interessante. Da una parte quella di Sandra, una ragazza giovane, e dall’altra Julián, un uomo vecchio. Nonostante l’intreccio complesso, non si perde mai il filo, e questo è un bel pregio, sintomo di una buona abilità letteraria.
Peccato per le incongruenze nei caratteri dei personaggi che, a parte qualcuno, non paiono molto ben costruiti – a partire da Sandra che pur incinta si avventura in azioni rocambolesche, e dalla coppia nazista che vive felice senza il timore di capitare sotto gli occhi di qualcuno. Addirittura le voci dei protagonisti a volte non si distinguono le une dalle altre. Sandra parla talvolta come Julián, in alcuni punti usando addirittura gli stessi intercalari e lo stesso capita per gli altri personaggi. Un romanzo sicuramente interessante, ma che rimane un po’ inespresso. Varrebbe la pena fare una seconda edizione riveduta.