Tradurre la Scienza? Mariantonia Cerrato ci spiega come…
“L’operazione traduttiva è da considerarsi veicolo di scambio in grado di mettere in contatto due o più comunità parlanti, che adoperino diversi codici”.
È da tale assunto che la scrittrice Mariantonia Cerrato prende il via, per iniziare un viaggio all’interno dell’universo della traduzione tecnica, nell’interessantissimo ed agile volumetto “Tradurre la Scienza – Profili Teorici e Pratica”, edito nel 2009 dal Gruppo Edicom.
Una dettagliata indagine di un particolare ambito dell’ESP (English for Special Purposes – Inglese per Fini Speciali): quello dell’inglese medico, attraverso un approccio dapprima teorico, ma che man mano si fa sempre più pratico, attraverso l’analisi di lessico, stile e morfosintassi di testi-modello, in un’ottica comparativa.
L’inglese, infatti, malgrado la sua capillare diffusione ormai a livello planetario, continua a generare un traffico di traduzioni progressivamente crescente, per le quali è fondamentale padroneggiare i diversi argomenti, di volta in volta oggetto d’indagine, sia nella Lingua di Partenza (LP) che nella Lingua di Arrivo (LA), aggiornandosi con lo studio di “testi paralleli”.
La procedura adottata è quella top-down, partendo cioè da una visione globale del testo e scendendo via via nello specifico.
Si fa riferimento alle differenze tra testo connotativo (aperto a diverse interpretazioni e possibili perdite nel passaggio linguistico) e denotativo (chiuso, univoco), soffermandosi sull’alta ricorsività di quelli specialistici, sulle scarse complessità sintattiche, controbilanciate da alte difficoltà lessicali e di stile.
Scendendo poi sempre più nello specifico vengono affrontati gli standard della testualità, nonché le funzioni linguistiche necessarie per catalogare un testo.
Si parla così di: genere, come di un’etichetta, indicativa nella produzione/comprensione di un testo, identificandone alcune caratteristiche salienti e ricorrenti; tipo, come di caratteristiche/modalità di comunicazione, differenti in base al mittente e/o destinatario; campo, come di ambito; modo, come di canale; tenore, come di rapporto tra partecipanti.
La presenza poi di espressioni idiomatiche e parole polirematiche favoriscono la capacità di concentrazione/catalizzazione di significati.
La traduzione tecnica, a differenza di quella letteraria, appare dunque per certi aspetti complessa a causa del lessico, ma al contempo accessibile grazie al basso grado di ambiguità; entrambe tuttavia hanno un che di creativo, frutto del background del singolo traduttore.
Viene evidenziato come una traduzione letteraria poco accurata al massimo possa far torto all’autore, mentre nel caso della traduzione tecnica il rischio di errori seri di comprensione e quindi operativi è dietro l’angolo.
In definitiva è solo attraverso una preventiva analisi testuale (genere, tipo, funzione, intenzionalità dell’autore e dei destinatari), che un buon traduttore può arrivare ad una “bella fedele”, avvalendosi di una personalissima “cassetta degli attrezzi” che proprio libri come quello appena presentato possono contribuire a dar vita…!
Giovanna Caridei