Casa delle Traduzioni, la prima in Italia nasce in pieno centro storico a Roma, prestigiosa la sede scelta
Il progetto, che si è fatto strada già a partire dal 2003, è stato concepito per colmare un vuoto piuttosto significativo nel nostro Paese, dal momento che in quasi tutti i paesi europei e nel mondo esistono, ormai da svariati anni, molte Case o Collegi del Traduttore o della Traduzione.
La Casa delle Traduzioni sarà un centro culturale sulla traduzione, ospiterà una biblioteca specializzata sul tema e si offrirà come luogo di incontro e di scambio per traduttori di ogni paese, che avranno a disposizione anche una foresteria ad hoc.
Si lavorerà poi al fine di creare un network con le case editrici straniere, nonché di far conoscere e tradurre sempre più autori italiani all’estero.
Promuoverà incontri fra scrittori e traduttori, seminari e dibattiti su aspetti particolari della teoria e della pratica della traduzione letteraria, presentazioni di libri, etc.
La sede destinata alla Casa delle Traduzioni è collocata nei pressi di piazza Barberini, dunque in posizione molto centrale, assai comoda per chi intenda fare ricerca.
Il progetto ‘Casa delle Traduzioni’ ha avviato con il network dei traduttori editoriali Biblit, così come anche con il Centro Europeo per l’Editoria, l’AITI, la Sezione Traduttori del Sindacato Nazionale Scrittori, gli editori e i singoli traduttori un rapporto di positiva collaborazione.
Gli incontri che hanno accompagnato e accompagnano tutt’ora il progetto sono numerosi: nei mesi scorsi sono stati presentati due volumi: ‘Il mestiere di riflettere. Storie di traduttori e traduzioni’, di Azimut, a cura di Chiara Manfrinato, con una prefazione di Marina Rullo. A partire da un romanzo, da un’esperienza di traduzione, alcuni tra i più brillanti e noti traduttori italiani raccontano storie di lavoro, di passione, ma anche – e soprattutto – di vita.
‘Gli autori invisibili’ di Ilide Carmignani, con prefazione di Ernesto Ferrero per Besa Editrice, invece, raccoglie una serie di interviste sulla traduzione letteraria a scrittori, studiosi, editori, ma soprattutto a quella fascia di professionisti che danno voce italiana ai più importanti autori internazionali, da García Màrquez a Naipaul, da Pennac a McEwan, da Coetzee a Ghosh. Il taglio, dallo stile fresco e immediato, raccontando il particolare mestiere del traduttore letterario, racconta anche la storia dei libri che leggiamo, di come sono nati e cambiati nel lungo viaggio dallo scrittore al loro autore in seconda, da altre culture alla nostra. Non mancano inoltre gli aneddoti sugli scrittori tradotti e le storie di vita vissuta in casa editrice.
Si è svolto poi un ciclo di incontri sulla traduzione della letteratura di genere, ‘Scriverne di tutti i colori’, per discutere su confini e sconfinamenti della cosiddetta ‘letteratura di genere’. Giallo, rosa, noir e fantasy costituiscono infatti un’enorme fetta del mercato editoriale, seguiti con attenzione da migliaia di appassionati lettori; personaggi, temi e ambientazioni a cui questo pubblico dedica grande affezione e che animano sempre più spesso discussioni su forum e blog della piazza virtuale e festival dedicati. Una simpatia a cui corrisponde un interesse crescente dell’editoria, con il fiorire di nuove collane e il lancio di nuovi autori. Per una volta, a dialogare con il pubblico, sono stati alcuni dei traduttori più accreditati in ognuno dei generi trattati, e non è mancato lo spazio dedicato alla lettura di brani tratti dai libri presentati.
All’interno della manifestazione nazionale ‘Ottobre piovono libri’, poi, è stato ospitato un incontro sulla traduzione, festeggiando il dono di circa 140 volumi da parte della Sezione Traduttori del Sindacato Nazionale Scrittori.
Successivamente è stata la volta della tavola rotonda ‘I mestieri della lingua italiana: interpreti, traduttori, doppiatori, mediatori’, un incontro-dibattito moderato da Ilide Carmignani.
Su un fronte più specificamente ‘professionale’ hanno avuto luogo due edizioni delle ‘Giornate di orientamento alla professione di traduttore letterario’ (a cura di Marina Rullo, traduttrice letteraria e fondatrice del network di traduttori editoriali Biblit), che hanno riscosso grande successo.
Si è trattato d’incontri rivolti a studenti e aspiranti traduttori, tesi ad offrire una panoramica degli aspetti principali della professione del traduttore letterario, con particolare riguardo ai rapporti con le case editrici e alle norme di legge.
In effetti si è ampiamente discusso della formazione di base (come orientarsi nella vasta scelta di corsi e master), del primo contatto con le case editrici (curriculum, proposta editoriale e prova di traduzione), dei rapporti con l’editore (contratto, cartella editoriale, tariffe, norme redazionali, revisione), del regime fiscale, delle direttive europee e del contesto UE in generale.
Insomma, una lunga serie di appuntamenti di grande spessore hanno chiuso in bellezza questo proficuo 2009, salutando sotto i migliori auspici l’inaugurazione di quello che già si prefigura come polo di eccellenza sulla traduzione letteraria, il primo Made in Italy.
Focus: le criticità nel tradurre…gli esempi fantasy e rosa
Tradurre letteratura di genere presenta delle sfide linguistiche non indifferenti, come nel caso del fantasy, rendere appieno il linguaggio spesso antico-medievaleggiante, le profezie in rima (e sta al traduttore decidere se rispettare la rima o meno), i cosiddetti ‘nomi-parlanti’ che caratterizzano personaggi e luoghi (talvolta lasciati in lingua originale, altre volte tradotti e non sempre con esiti felici).
Va poi sottolineata l’importanza, per i traduttori, di avere la possibilità di confrontarsi con gli autori, soprattutto per chiedere delucidazioni sul testo ed evitare preventivamente errori dati dal fraintendimento. Un rapporto, quello tra traduttore ed autore, spesso assente o molto difficile a causa delle numerose intermediazioni tra case editrici ed agenti.
Se la letteratura rosa, invece, è stata un mezzo per avvicinare molte generazioni di donne alla lettura, oggi il target delle lettrici sembra essere mutato, interessando anche persone più colte. Tant’è vero che non mancano appassionate che leggono sia il romanzo tradotto sia l’originale, segnalando eventuali incongruenze alle case editrici. Ciò ha portato queste ultime a rivolgere maggiore attenzione alla qualità delle traduzioni.
Inoltre hanno fatto la loro comparsa nuove tipologie di romanzo rosa: se infatti l’intreccio è più o meno sempre lo stesso (incontro, innamoramento, ostacolo, superamento di quest’ultimo e coronamento dell’amore), ci sono romanzi rosa più realistici, quelli d’ambientazione storica, quelli in cui l’amore si intreccia con il paranormale, fino ad arrivare alla più recente corrente cosiddetta “chick lit” (il cui capostipite è considerato ‘Il diario di Briget Jones’ di Helen Fielding).
Se però quest’ultima corrente sembra aver subito ultimamente un calo delle vendite, i romanzi rosa tout court non sembrano essere scalfiti dalla crisi (sarà per il loro prezzo relativamente basso o per il bisogno di tanti di evadere dalla realtà, rifugiandosi in un immaginario edulcorante). ‘Tanti’ perché sembra che a leggere romanzi rosa non siano solo donne, anche se è difficile immaginare uomini che si riconoscano nel tipico personaggio di questa letteratura: bellissimo, forte, intelligente e piuttosto arrogante.
Ma ritornando al tema della traduzione, nella letteratura rosa le difficoltà riguardano soprattutto la riscrittura di quelle battute, di quei proverbi, che allontanano la cultura italiana da quella inglese. La maggior parte degli autori, ma soprattutto autrici, della letteratura rosa odierna è infatti anglofona, spesso anche a causa di scelte di marketing, che sfavoriscono autori di lingua non inglese. Il complesso delle loro consuetudini, così come degli usi e dei costumi non coincidano con quelli italiani, rendendo complicata ad esempio la resa di scene d’amore che tradotte letteralmente risulterebbero alquanto crude per un pubblico italiano.
Inoltre spesso al traduttore viene affidato anche il compito di effettuare tagli, qualora l’editore ponga un limite di battute.
Un ruolo fondamentale, quindi, quello del traduttore, il cui nome in tante collane italiane per lungo tempo non è neppure comparso. La figura del traduttore solo negli ultimi anni sta cominciando a godere di maggiori diritti e garanzie a livello contrattuale e sindacale (un sindacato è presente solo dal 2002 come sezione del Sindacato Nazionale Scrittori).
Ma in ultima analisi, all’interno di un panorama in cui i modelli di scrittura tendono a mescolarsi e la narrativa è sempre di più un’attività che parla tutte le lingue e attraversa tutti gli stili, i quesiti da porsi son forse ben altri: ha ancora senso una stretta classificazione di generi? Ed ancora, esiste davvero una frontiera netta fra questa letteratura e la letteratura ‘alta’?
Giovanna Caridei